Immaginate di scorrazzare per la strada con la vostra auto e di canticchiare allegramente una canzoncina che parla di Satana; immaginate di dare una festa e divertirvi con lo stereo a palla che spara un death metal così fuori dagli schemi da sembrare “allegro”; credete sia impossibile? Non avete ancora ascoltato gli Helltrain!!!
La ricetta è semplice: voce death, melodie catchy, qualche elemento di punk e sano rock’ n’ roll (o meglio, rot’ n’ roll…), ed eccovi servito l’album che rivoluzionerà il vostro modo di pensare il metal.
Di recente formazione, il trio svedese vede la luce soltanto nel 2002, ma i membri vantano una lunga militanza nella scena black e death metal locale in gruppi come Scheitan, The Everdawn, Gates Of Ishtar, Defleshed, Battlelust, The Moaning, Raised Fist.
E’ l’apertura alle più diverse sonorità che permette la nascita degli Helltrain, ed ecco comparire il death’n ‘roll. Difficile immaginare teoricamente in cosa consista questo genere dai contenuti così singolari, e tantomeno fare paragoni con altri gruppi più familiari, perciò è meglio passare direttamente all’ascolto: due secondi e non dimenticherete più il ritornello di “Route 666”, canzone che ha il compito di aprire l’omonimo lavoro, e non potrete non innamorarvi di brani come “The Helltrain Coven”, o “Polizei” e “Rot’ n’ Roll”, per citarne alcuni. Possibili effetti collaterali: agitarsi e cantare allegramente.
Benvenuti nella “Satan’s party- crew”!!!
Anti- sperimentazionalisti astenersi.
Recensione di Tiziana Ferro
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