La prima cosa da dire parlando di questo nuovo disco dei Tribe After Tribe è senza dubbio che la musica proposta è tutto fuorché metal, defender avvisato e mezzo salvato.
M.O.A.B. è un lavoro strano, a metà tra genio e pazzia, al primo ascolto infatti potreste storcere facilmente il naso vista la complessità dei pezzi e l’eccessiva durata dell’opera (ben 66 minuti), ma se siete dei fanatici delle sperimentazioni musicali nonché amanti delle composizioni multietniche allora questa storia del Deuteronomio fa al caso vostro.
Da bravi sudafricani quali sono, Robbi Robb & soci hanno voluto giustamente mettere sul mercato un prodotto che marcasse anche gli aspetti della musica di quei paesi, numerosi sono infatti gli intermezzi tribali e i momenti ambient che vogliono quasi andare a marcare la situazione di vita di un continente dimenticato dal mondo, usato come spazzatura terrestre e lasciato al suo crudo destino, aspettando degli aiuti concreti che non arriveranno mai, il tutto accoppiato a un alternative rock, più alternative che rock, che se proprio cercasse dei paragoni si potrebbe nominare alla lontana un nome come quello dei Tool, più che altro per le strutture dei brani, complesse e mai banali.
Deuteronomio e non solo quindi, oltre a questo infatti le tematiche si concentrano sui già citati problemi della madrepatria dei TAT, fino ad andare a toccare problemi di stretta attualità, quindi il mio consiglio è di provare a dare un ascolto a questa band che ha davvero molto da dire senza peli sulla lingua e non ha paura di mettersi in gioco, sia con le tematiche delicate che con la propria musica non proprio diretta.
Recensione di Thomas Ciapponi
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