Personaggio interessante questo Seraphìn, cantautore, poeta, giramondo, purtroppo le sue note biografiche sono alquanto scarne ma servono a spiegare il senso di questo disco che dal punto di vista prettamente musicale dice poco o nulla mettendosi a cavallo tra un Nikelback ed un qualsiasi cantante country ma infarcendo il tutto con una chitarra heavy come ricordato anche dalla copertina del disco.
Un messaggio positivo dietro l'altro si susseguono durante le varie canzoni, soprattutto nella fase iniziale del disco, risultando troppi e pesanti soprattutto per chi vive la sua giornate a pane ed heavy metal.
Parlando di musica troviamo 14 tracce che seguono quasi sempre lo stesso schema metrico, con canzoni troppo stantie per emozionare, eccezion fatta per certi assoli di chitarra davver bene eseguiti che dimostrano la validità del musicista tedesco, vedasi "The Unknow".
Forse siamo di fronte ad un lavoro pubblicato frettolosamente, questa almeno è l'impressione ascoltando canzoni dal buon potenziale che però non riesce a venir fuori perché poco personali.
Disco adatto ad un pubblico americano, basta vedere il video di "Golden Hat" incluso nel disco per rendersene conto, sicuramente meno esigente di quanto siano i cugini europei.
Recensione di Paolo Manzi
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