Parliamoci chiaro fin da subito, al di là del banalissimo look dei Bring Me The Horizon che col metal ha poco a che fare e al di là dello stile metalcore nauseante oramai per molti, questo disco oltre che a portare una ventata di originalità a questo genere si impone come un’uscita che spiazzerà molti vista la sua grandezza.
La band, già collaudata da un paio d’anni e galvanizzata dal meritato titolo di “miglior band inglese emergente” ha poi messo alla luce l’album di debutto “Count Your Blessing” ben accolto da fan e critica grazie al loro stile deathcore che poteva vagamente ricordare glorie passate estreme come i connazionali Carcass. Ora però, due anni dopo, con il passaggio alla Visible Noise si poteva avere nell’aria un leggero sospetto di ammorbidimento dello style viste le band che già rientrano a far parte dell’etichetta e l’importanza a livello internazionale di quest’ultima. Non preoccupatevi però, il cambio di stile c’è, ma mai come in questo caso può aver giovato cosi tanto visto che la combo inglese ha si innovato il proprio suono facendo evadere i Bring Me The Horizon dalla lista delle innumerevoli band-copia metalcore, ma allo stesso tempo ha conservato quel marchio di stampa che li ha resi celebri in tutto il mondo.
Arrivati a questo punto possiamo dire che “Suicide Season” è un disco senza peli sulla lingua, si parte alla grande con i tre pezzi di punta dell’opera, “The Come down”, “Chelsea Smil” e “It Was Written In Blood”, che rappresentano il succo della nuova via intrapresa da Oliver & soci, con il singer che abbandona le scimmiottate anonime per dedicarsi a uno scream tutto suo, il lavoro strumentale decisamente più curato e le nuovissime parti elettroniche che vanno a fare la parte della ciliegina sulla torta, creando in più occasioni attimi di vero e proprio sfogo di quello che può dare la tecnologia se sfruttata al meglio in ambito metal. Certo ci sarà da preoccuparsi in sede live quando ovviamente ci si accorgerà che questi momenti non potranno essere riprodotti al massimo come su cd, però questi sono i termini, prendere o lasciare.
A dadi tratti possiamo dire che il lavoro nel complesso è uscito perfetto, pochissime sbavature, una continuità nei brani impressionante e una particolare attenzione alla ripetitività che forse abbondava un po’ nel predecessore, cosa che invece in “Suicide Season” non accade, anzi a contrario vi stupirete dall’originalità che può estrarre una band di tale proposta musicale. Avanti cosi Bring Me The Horizon!! La prova vivente che il look nel metal non conta.
Recensione di Thomas Ciapponi
Siamo alla ricerca di un nuovo addetto per la sezione DEMO, gli interessati possono contattare lo staff di Holy Metal, nel frattempo la sezione demo rimane temporaneamente chiusa.