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Helstar - "The King Of Hell" (AFM Records/Audioglobe)

Line up:

James Rivera - vocals
Larry Barragan - guitars
Rob Trevino - guitars
Jerry Abarca - bass
Russel DeLeon - drums
 

voto:

8,5
 

recensione

A ben 13 anni dall'ultimo album inedito in studio, tornano i mitici power metallers texani Helstar. A dire la verità, non stavo più nella pelle dall' attesa del nuovo lavoro di questa band che, suo malgrado, non ha MAI raccolto la gloria che merita, e galvanizzato dall'ascolto di "Sins of the past", riproposizione dei classici del gruppo più due stupendi pezzi inediti, mi accingo a recensire questo freschissimo "The king of hell".
Si parte con una sorta di litania oscura cantata con voce femminile soave, il tutto subito squarciato dall'urlo della rivincita di Mr. Rivera, il quale, ancora in forma smagliante ci introduce la title track, una vera e propria killer song come da tradizione power-thrash.
Si prosegue con "The plague called man" altra traccia bellissima grazie non solo all'ugola di James ma, anche all'egregio lavoro di tutto il combo, poi è la volta della già sentita (su "Sins of the past") "Torment", con un refrain che si stamperà a fuoco nelle vostre menti dopo il primo ascolto!
La quarta "When empires fall" strizza l'occhio, parlando di riff e testo, a ciò che di ottimo stanno combinando da anni i teatrali Nevermore, salvo poi ritornare prontamente con un chorus Helstar-oriented, la seguente "Wicked disposition" è l'ennesima power song impreziosita dall'epicità del panciuto singer texano.
Si arriva così al secondo pezzo incluso su "Sins of the past", ovvero quella "Caress of the dead" che, a mio avviso andrà ad accostarsi ai classici del gruppo al fianco di "The king is dead" oppure "Suicidal nightmare" solo per farne capire le potenzialità.
E' la volta di "Pain will be thy name", altra speed-song molto tirata che evidenzia il furibondo riffing della Premiata Ditta Abarca/Trevino; introdotta invece da un bell'arpeggio, si tira un secondo il fiato, (si fa per dire), con la più cadenzata "In my darkness", tanto bella quanto oscuramente epica.
La conclusione di questo disco è affidata a "Garden of temptation", che aperta da un giro orientaleggiante, sfocia poi grazie ad un riff super compatto, nell'ennesima tipica Helsar song, arrangiata però in chiave 2008. Che dire in più di questo album e di questa grande band se non che sono tutti e 5 in super forma e si sente, perciò lasciate perdere gli inutili pseudo-gruppi che riempiono purtroppo il nostro beneamato HEAVY METAL e affidatevi ad un gruppo che, spero vivamente, sia tornato per restare: KEEP THE STAR BURNING!!!

Recensione di Alessio Aondio

tracklist

  1. The King of Hell
  2. The Plague Called Man
  3. Tormentor
  4. When Empires Fall
  5. Wicked Disposition
  6. Caress of the Dead
  7. Pain Will be thy name
  8. In My Darkness
  9. The Garden of Temptation

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