In principio gli Agrypnie sono nati come solo project di quello che attualmente è ancora il cantante e songwriter, Torsten Hirsch. Dopo l'uscita di Torsten dalla sua band originaria, i Nocte Obducta, e a seguito dell'uscita di uno split EP con i deathster tedeschi Fated, si cominciò a vedere la possibilità di far diventare gli Agrypnie una vera e propria band. Fu così che nel 2006, dopo aver trovato validi musicisti, vide la luce il debut album "F51.4". Seguì il tour di supporto al disco ed il responso del pubblico fu più che positivo. Arriamo quindi ai giorni nostri, con le premesse appena menzionate è stato naturale che l'etichetta decidesse di spingere sulla band per fare uscire un secondo disco. A differenza di "F51.4 ", il nuovo "Exit" può contare del supporto di un vero drummer (René Schott).
Il disco in sé continua quanto lasciato dai Nocte Obducta dopo l'uscita di Torsten dalla band, siamo davanti ad un black metal innovativo dove le atmosfere sono la parte predominante. I riffs di chitarra sono molto tecnici rispetto a quanto la scena BM ci ha abituato. Una sorta di Enslaved che ha seguito però una strada parallela ma decisamente differente rispetto a quella dell'act norvegese.
"Fenster Zum Hof" brano della durata di oltre 11 minuti, riassume tutta la filosofia degli Agrypnie, con un susseguirsi di lamenti e scream furiosi che ricordano Fernando Ribeiro dei Moonspell nel penultimo Memorial, alternati a passaggi di chitarra che si rincorrono tra melodia e tecnica.
Un disco che possiamo definire anomale ma comunque innovativo e ricco di spunti interessanti, ceratamente non consigliato a chi rimane ancorato alla scena black metal dei primi annai '90.
Recensione di Paolo Manzi
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