Grandissima era la mia trepidazione per la nuova uscita discografica degli Scar Symmetry, era giunto il momento infatti di porsi alcuni punti interrogativi su questa band che nel suo debutto ha tirato fuori dal cilindro un’originalità ben lavorata, cosa che in molti non sanno nemmeno più cosa significhi, mentre con il successivo “Pitch Black Progress” l’equilibrio brillante si è soffermato un attimo per riorganizzare meglio le idee.
Bene, se i conti tornano questo “Holographic Universe” scende in campo come una possibile ripresa di ispirazione per la combo svedese, obbiettivo che concretamente si verifica ma in un sistema del tutto inaspettato. L’album ha infatti fin dalle prime battute delle evidenti contaminazioni dal suo predecessore, ma allo stesso tempo utilizza una nuova chiave musicale, iniziano infatti a prendere largo tra i riff melodeath e i soliti immancabili cantati alternati di Christian delle sfumature rock e dei suoi lati più sperimentali e progressivi, stiamo parlando insomma di una forte elaborazione complessa da non confondersi con le strade che possono aver percorso gruppi come In Flames o la solita compagnia svedese.
Una band intricata come gli Scar Symmetry non poteva di certo permettersi di andare a prendere della musica scontata o già sentita, “Timewave Zero” e “Quantumleaper” ne sono la dimostrazione, cosi come altri pezzi grossi delle 12 tracce proposte quali “Fear Catalyst”, che ci porta nel mondo dell’elettronica grazie ai suoi inserti ben piazzati, o come la conclusiva Ghost Prototype II che dopo una partenza lenta e rilassante parte a razzo con un Christian particolarmente ispirato, accompagnato dalle altrettanto brillanti chitarre che per tutta la durata dell’album non fanno altro regalare momenti di aggressività alternata a passaggi più lavorati e complessi.
Insomma la terza fatica degli Scar può per molti risultare subito ammirevole, ad altri più conservatori una solita immondizia musicale del nuovo secolo e per altri ancora in cui mi rispecchio, un album che ha bisogno di svariati ascolti per essere capito nelle sue più totali sfumature tutto fuorché dirette e di facile comprensione. Nient’altro da aggiungere, solo un desiderio di vedere questi ragazzi presto sul suolo nazionale per darci un’ulteriore prova del loro buon stato di forma.
Recensione di Thomas Ciapponi
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