Dopo aver apprezzato il debutto di un paio di anni fa, grande attesa avevo per la release del nuovo lavoro dei Melencolia Estatica e subito devo dire che "Letum", questo è il titolo del cd, non ha deluso, anzi, ha puntellato le certezze che l'omonimo debut aveva lasciato, non soltanto in me, ma anche nella critica.
Il miglioramento più netto lo abbiamo a livello si songwriting, questi nuovi cinque pezzi risultano decisamente più profondi e articolati, rendendo il lavoro più criptico e invogliando quindi a nuovi ascolti per cogliere le infinite sfaccettature che si nascondono nella musica. Il sound è comunque rimasto quello tipico dell'album precedente, tutti i brani sono costruiti su un continuo alternarsi di accellerazioni tiratissime e rallentamenti malinconici, con passaggi che suonano come un mix tra i più melodici Taake e i più introspettivi Agalloch. Un disco che può risultare pesante come un macigno se non ascoltato con la giusta predisposizione mentale, ma, può risultare, alstresì un capolavoro, se si coglie l'invito che Letum vuole trasmettere, l'invito ad un viaggio introspettivo all'interno del proprio essere alla ricerca di sè stessi.
Le parole finiscono qui. A voi i Melencolia Estatica.
Recensione di Dimitri Borellini
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