Dopo un gran disco come “Age Of Chaos”, i greci (con cantante nostrano) Battleroar si ripresentano con un nuovo album che non è affatto da meno. Forse più compatto e che mostra una maggior consapevolezza dei proprio mezzi, “To Death And Beyond” punta dritto sulle sonorità epiche e le melodie che già avevano conquistato nel suo predecessore. Pure l’artwork è ancora una volta molto ben studiato, e rappresenta alla perfezione l’idea che la band vuole rappresentare nel titolo: un campo di battaglia ricoperto di corpi straziati e lo spirito dei guerrieri che continua la battaglia “dopo la morte”.
Un disco che anche nella sua complessità riesce comunque a catturare dal primo ascolto, grazie anche ad un songwriting spesso avvincente ma soprattutto alla ricchezza e varietà delle composizioni. Più sicuro il cantante Marco Concoreggi, che mostra maggior espressività, molto ben accompagnato dalla coppia Karazeris/Tzortzis alle chitarre, con riff pesanti e veloci assieme a melodie azzeccate che ricreano la giusta atmosfera.
Tra i momenti più alti di questo lavoro non si può non citare l’iniziale “The Wrathforge”, traccia decisa e aggressiva che si apre con una indroduzione dal tono solenne, per poi fondersi in sonorità più pesanti e proseguire in velocità tra i riff e le melodie dei due chitarristi. E poi ancora dopo la travolgente “Dragonhelm” ed i suoi cori troviamo “Finis Mundi”, canzone che si ispira alle vecchie credenze popolari del detto “mille e non più mille”, introdotta da un’atmosfera intensa e desolante e dalla chitarra acustica, per poi cambiare decisamente registro e riprendere quel sound heavy decisamente ottantiano, spezzato dal violino, e poi ripreso con ancora più energia nell’accelerazione finale.
Dopo altri due buoni pezzi, l’ottima “Metal From Hellas”, dai cori epici ed il suo virtuosismo chitarristico, e la seguente “Hyrkanian Blades”, introdotta dal basso di Makrikostas e che cattura con il suo ritmo grintoso e una bella prestazione del singer veneto, arriva il brano più lungo del disco, “Oceans Of Pain”. Questo pur non essendo particolarmente articolato e dal ritmo più lento, si trasforma poi in strumentale, e conquista con le sue evocative e malinconiche melodie acustiche nella parte centrale, e le atmosfere più heavy e tendenti al Doom, con solo una breve parte dialogata, che si spengono nella traccia successiva.
Un salto indietro nel tempo in quella piccola parentesi che rappresentata da “Born In The 70’s”, canzone dai cori orecchiabili e dalle tinte rockeggianti, un pò insolita rispetto a quanto abituati, prima di passare ad una più canonica ma comunque interessante “Warlord Of Mars”, classico brano epico della band ellenica, che procede decisa verso l’imponente “Death Before Disgrace”. Grandiose le chitarre acustiche che aprono e chiudono questo brano, uno dei migliori di questo disco, e che rappresenta l’eroicità dei guerrieri che danno tutto in battaglia fino ed oltre la morte (appunto “to death and Beyond”). E dopo la prima parte caratterizzata dagli epici cori di sottofondo, anche questa canzone nella seconda metà diventa un pezzo strumentale, anche se più veloce ed aggressivo, con buoni assoli di chitarra ed una batteria che prende sempre più velocità, fino a spegnersi ancora lentamente nelle melodie acustiche.
I Battleroar sembrano aver trovato la loro strada da seguire, e sfoderano così un altro gran bel disco di buon epic metal, che li rende sempre più una realtà concreta sulla scena del genere.
Insomma il terzo album è ritenuto di solito quello della maturità, e i Battleroar dimostrano di averla raggiunta in pieno...
Recensione di Marco Manzi
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