Quarto disco in studio per i Cornerstone, band danese che vede tra le sue file il singer Doogie White, addirittura ex cantante dei Rainbow del maestoso Ritchie Blackmore,ai tempi di "Stranger in us all" datato 1995. La proposta musicale della band, che comprende anche l'ex Royal Hunt Steen Mogensen al basso e', come sempre dal 2000 a questa parte,un roccioso Hard Rock di matrice settantiana.La validita' della proposta e' indiscutibile, tanto piu' per chi e' consapevole che un certo tipo di sonorita' le si poteva ascoltare solo nella decade che rese famosi i Rainbow e i Deep Purple, i seventies per l'appunto. Il platter si snoda attraverso 10 tracce ben composte e arrangiate, sugli scudi la voce del buon White e i riff/solos del chitarrista Kasper Damgaard. Un'altra influenza che aleggia molto su questa release e' quella della band del folletto italo/newyorchese Ronnie James Dio, dall'intro melanconica di "misery" fino alla conclusiva "we are the dead", i Cornerstone pagano pegno alle potenti ed epiche melodie che Ronnie ha saputo regalarci negli anni.Infatti Doogie ogni tanto sembra quasi fare il verso all'inconfondibile cadenza che Dio ha nel cantare... ben venga comunque prendere esempio da uno dei migliori singer del Hard Rock/Heavy Metal e non solo! Molto azzeccati, a prescindere dalla potente e pulita produzione, i suoni scelti dal tastierista Rune Brink che in fase di accompagnamento usa un effetto hammond ed invece durante i fraseggi con la chitarra si sposta quasi su sonorita' power, rendendo cosi' apprezzabile e mai secondario il suo lavoro nei brani.In definitiva un disco ben radicato nelle tradizioni dell'Hard Rock dei 70's ma comunque al passo coi tempi, vedi songwriting e scelta dei suoni... una scelta sicura per tutti i fan del genere immortale, l'HARD ROCK!
Recensione di Alessio Aondio
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