Mark Shelton ha praticamente inventato l’Epic Metal, o almeno ci è andato vicinissimo; con i suoi Manilla Road ha ispirato svariati gruppi, anche da noi e in questo inizio 2008 esce questo nuovo attesissimo lavoro da casa Manilla Road appunto.
“Voyager”, questo il titolo dell’album, è un concept, come gia passate uscite discografiche della band, stavolta basato sui vichinghi, che al ritorno nella loro terra, son costretti ad abbandonarla per difendere la propria libertà di religione, a bordo proprio della loro nave, chiamata Voyager.
Nel loro viaggio, questo gruppo di fieri vichinghi ,capitanati da Holgar, passa per Islanda, Groenlandia e Vinland (Canada), trovando sempre ciò da cui stavan scappando radicato anche nei coloni li presenti, per arrivare infine in Messico per stabilirvisi e terminare qui la storia dopo varie battaglie.
Mi sento di dire da subito che questo album non deluderà le aspettative dei fan e, credo che sorprenderà anche chi non conosce la band come ha sorpreso me, avendo magari la voglia di ascoltarlo più di una volta prima di giudicare.
Mark Shelton ha curato personalmente la produzione, il mixaggio e a differenza di precedenti lavori, anche tutte le parti vocali di Voyager, arrivando in alcuni punti a sfiorare il growl.
Nello scorrere dell’album, si sente che lo stesso è pieno di atmosfere, molto epico e anche cupo, ma anche molto melodico e a tratti acustico, ma ben bilanciato con svariate parti più heavy.
Il brano di apertura è diviso in una parte evocativa e narrata, una sorta di intro, e una parte molto epica ed heavy dove la voce di Mark si fonde perfettamente con la musica.
Si passa quindi a “Frost and Fire”, con un heavy riffing di tutto rispetto, poi alla bellissima ballad “Tree Of Life”, che sottolinea le atmosfere epiche dell’opera. “Blood Eagle”, con un inizio di organo, che la rende ancora più maestosa e delle vocals a tratti molto aggressive precede la titletrack “Voyager”, brano molto vario che abbraccia tutta la carriera della band, ben bilanciata con parti più melodiche ed altre più heavy e anche tendenti al doom, sicuramente rendendo la canzone convincente ed ottima per essere proposta in sede live.
Arriva poi “Eyes of The Storm”, altra buona ballad che fa pensare ad un viaggio, prima della pesante “Return Of The Serpent King” e di “Conquest”, pezzo più violento dell’album e forse tra i più violenti della discografia dei Manilla Road, una vera mazzata di epicità sui denti.
Chiusura con Totentanz, canzone molto sul classico e comunque valida, come tra l’altro il resto del platter.
Cosa posso dire di questo lavoro ancora? Beh, è un album sicuramente vario, con elementi diversi che coesistono anche nella stessa canzone, rendendo ognuna molto articolata, e suonata benissimo.
Il signor Shelton ha prodotto veramente un grande album, ricco nel suo insieme e che riesce a piacermi sempre di più ad ogni ascolto; un plauso va anche all’ottimo drumming di Cory Christner, sempre efficace. Consigliatissimo a tutti gli amanti del genere.
Recensione di Marco “Mac” Brambilla
Siamo alla ricerca di un nuovo addetto per la sezione DEMO, gli interessati possono contattare lo staff di Holy Metal, nel frattempo la sezione demo rimane temporaneamente chiusa.