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recensione

"Caught in a Wheel" è il secondo disco dei finlandesi Elenium, il primo edito per Kampas Records etichetta anch'essa finnica. Il gruppo, nato nel 1995, nel corso degli anni ha sperimentato ed implementato il proprio sound, arricchendolo di influenze più svariate.
Alle primi grandi fonti ispiratrici di Amorphis e Sentenced, si uniscono tratti ripescati dalla scena melodic death svedese. Ma siamo in finlandia, non esiste gruppo che non usi, quando non si parla di abusi, di tastiera e nel sound del gruppo di keys ce ne sono davvero tante.
Si parte con una promettente "Human" ritmiche orecchiabili ma sufficientemente incisive ed una buona performance vocale che richiamano alla lontana Nutopia dei nostrani Graveworm. Se il disco avesse continuato su questa scia magari non sarebbe stato ricordato per l'originalità ma avrebbe comunque destato maggior interesse.
Dalla successive "Challenger of Gravity" e "The Escalator" la proposta cambia pesantemente, infarcendo il sound, in maniera spesso inopportuna, di soli di chitarra e passaggi di tastiere rubate agli Stratovarius. Il risultato, anche se bisogna apprezzarne in parte l'originalità, non è certo dei più incoraggianti.
Ritorniamo invece su buoni lidi con "Of the Man Who Died" anche se certo la band non dimostra di avere le idee troppo chiare. Probabilmente con questo album sta cercando, o almeno mi auguro, di tastare più terreni possibili alla ricerca di quello che più gli si addice.
Sicuramente in questo caso la qualità altalentante del disco non gioca a loro favore ma, proprio per questo, sono presenti tracce dal grosso potenziale che convincono.

Recensione di Paolo Manzi

tracklist

1. Intro
2. Human
3. Challenger of Gravity
4. The Escalator
5. Of the Man Who Died
6. Twelve
7. Caugth in a Wheel
8. Trail of Beggars
9. Eyes Grow Colder
10. Velocity