Complimenti ai Dark End che in meno di due anni dalla loro fondazione sono riusciti a portare alla luce questo loro primo full lenght, intitolato “Damned Woman and a Carcass”, album ispirato dalle poesie di Charles Baudelaire contenute nel celeberrimo “Les Fleurs du Mal”. Il disco, un dodici pezzi ricco di black metal sinfonico, con evidente richiamo alla band di un certo Dani Filth, si apre con un lungo intro che mette da subito il luce la bravura del tastierista Simone Giorgini, vero e proprio fiore all’occhiello e punta di diamante della band. L’opener “Vampire” colpisce invece per la sua ferocia e per le brillanti aperture delle chitarre, che ben si intersecano con le tastiere. Ottima anche la prova dietro alle pelli di Riccardo Valenti (già in forza agli Hatred), preciso quanto basta e ben in sintonia con le parti di basso stese da Simone Rebucci. “Damned Women” (stupenda, la migliore del lotto) ed Obsession sono le altre due canzoni che più catturano l’ascoltatore, prima di arrivare al trittico finale assolutamente stupendo composto dall’interludio “Terrible Pleasures and Frightful Sweetness” (varrebbe la pena di acquistare il disco anche solo per questi due minuti strumentali), “The Two Good Sisters” e “The Dancing Serpent”. L’abilità compositiva dei sei musicisti è senza dubbio elevatissima, mentre il cantato resta nei canoni del genere senza strafare.
L’unica pecca sta forse proprio qui: il missaggio schiaccia troppo le vocals tra uno strumento e l’altro. Fin qui il disco meriterebbe sicuramente 7,5, forse 8. Tuttavia la pessima scelta di distruggere il classico dei Joy Division “Love will tear us Apart” toglie punti preziosi al combo emiliano. Un autorete al ’90 è qualcosa che è anche giusto permettersi in una demo, ma in un disco è meglio evitare. Chiudete un occhio sulla cover…e questo disco è un capolavoro!
Recensione di Riccardo “Rik” Canato
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