Storco sempre un po' il naso quando una band a distanza di parecchi anni decide di pubblicare il seguito del disco con cui ha avuto maggior
successo nel tentativo di smuovere le acque ed il mercato a proprio favore.
Perché la realtà è questa, la scelta del titolo, nella stragrande maggioranza dei casi, è dettata puramente da una scelta di mercato e il
prodotto quasi mai è all'altezza del predecessore.
Vedasi "Keeper Of The Seven Keys - The Legacy" per gli Helloween oppure "Symphony Of Enchanted Lands II" per i nostrani Rhapsody, due buoni
dischi ma ben lungi dallo sfiorare minimamente la qualità, la freschezza e, di conseguenza, il successo dei capo-lavori originali.
Oggi ci prova anche lo "zio Kai" proponendo il seguito di "Land of The Free" capolavoro assoluto del power metal.
Anche in questo caso la scelta del titolo è palesemente una manovra commerciale probabilmente dettata anche dal passaggio di etichetta dalla
Noise alla SPV. Tuttavia nel disco, a differenza di altri "part II", c'è qualcosa di diverso:
se si escludono un paio di mezzi passi falsi, come "To Mother Earth" dove lo stesso Hansen gioca su una estensione vocale troppo vasta sia
nei bassi che negli acuti prendendo qualche stecca di troppo, il disco lega in maniera sorprendente con il primo LotF.
Va però anche specificato che cambi di line up e 12 anni di distanza hanno fatto si che questo lavoro brilli anche di luce propria.
La stessa produzione, chitarre in primis, è stata fatta in modo che non strida troppo tra i due dischi, mentre il precedente album "Majestic"
si era distinto per una registrazione potente ed aggressiva soprattutto per quanto riguardava le due asce.
Ottima l'apertura con la veloce "Into the Storm" anche se la parte di maggior interesse è quella centrale con il trio "Leaving Hell",
"Empress" miglior brano del lotto con una magistrale prova vocale di padre del power metal e "When the World".
Chiude l'ispiratissima "Insurrection" che vanta 11 minuti di melodia e cori più che orecchiabili.
Con questa prova il combo teutonico supera a pieni voti una delle più difficili ed ambiziose prove a cui si possa mirare.
Recensione di Paolo Manzi
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