Questa band di origine israeliana nasce nel 2002, e dopo diverse vicissitudini ed i primi anni passati a suonare cover di Rainbow e Deep Purple prima, e Judas Priest poi, riesce quest'anno a concludere il suo primo album, "Insanity". Il gruppo stesso descrive il genere proposto come un heavy/power metal con influenze doom.
Tutto ciò è presente infatti nelle otto tracce (nove con l'intro) che compongono questo debutto, a partire già dal titolo del primo brano vero e proprio, "Heading To Doom". Questo buon pezzo è caratterizzato da chitarre potenti (e si vede la buona tecnica del duo composto da Sergei "Metalheart" ed Elnur Aliev) che ne tracciano una solida base a supporto della voce ruvida di Den Rizkov.
"Blind Belief" è invece un brano più votato al power classico, dove predominante è la voce femminile, una canzone ben costruita nelle melodie, ma che lascia intravedere in fase compositiva una band ancora un pò acerba. Nella successiva "Road Of Fears", la più lunga del disco, si trova un pò di tutto, dagli inserti di tastiere ai riff veloci e taglienti delle due chitarre, a parti melodiche e più lente, un brano ambizioso che conferma la mia opinione sulla band.
Le tastiere sono ancora più presenti in "Trapped", che parte lenta per poi allinearsi sui ritmi potenti e a volte ruvidi delle tracce precedenti (e qui anche la qualità della produzione fa la sua parte), mentre la semi-ballad "Now You Are Gone" è accompanata soprattutto da una buona chitarra acustica, e dalle atmosfere malinconiche che create dalla stessa keyboardist Lidia Kornienko.
Interessante è "The Last Silence", che stando sempre su sonorità classiche offre buoni spunti soprattutto nei riff e negli assoli di chitarra, anche se forse la voce non si dimostra proprio all'altezza, mancando in certi passaggi di potenza e di espressività.
Decisamente più convincente la voce maschile, che nella titletrack del disco si fa carico delle parti più aggressive con grinta, supportata dalla solita base di tastiere e da un suono che però a volte qui come in altre parti si fa un pò caotico, mentre nella seconda parte del brano questo aspetto sembra migliorare. A chiudere la ballad "Closed Hell", in cui il piano accompagna una interessante prestazione anche a "voce pulita" del singer Den Rizkov.
Un album questo "Insanity" che offre interessanti spunti nelle canzoni che lo compongono, ma fa intravedere anche dei limiti che la band deve ancora superare per poter rendere al meglio delle proprie possibilità. Da parte mia auguro buona fortuna a questi sei ragazzi, che si presentano comunque con un debutto rispettabile.
Recensione di Marco Manzi
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