I veronesi Aneurysm, autori di un industrial/thrash di stampo assolutamente moderno, giungono alla seconda fatica discografica carichi di aspettative e premesse. Per festeggiare la partnership con la “Old One Records” gli scaligeri si sono concessi il lusso di avere come guest un certo Hansi Kursch, il Bardo frontman dei celeberrimi Blind Guardian. Proprio “Reflection”, la canzone in cui il singer tedesco duetta con il leader Gianmaria Carneri, è probabilmente il brano più riuscito del lotto, vista la speciale performance e vista la cavalcata trascinante che la caratterizza. Un pezzo forse facile da concepire, ma al contempo non semplice da comporre senza scadere nel banale e nel già risentito. Il titolo del disco è “Shades” ed è proprio con una metafora di ombre e luci che si presenta il lavoro dei metallers nostrani. Intendiamoci, Shades è un lavoro di tutto rispetto, sia dal punto di vista della produzione (che esalta le indiscusse abilità tecniche del combo) sia della composizione dei brani: tecnici, ben arrangiati e sapientemente rifiniti. Tuttavia le ombre si addensano sul disco quando si vuole andare più nel profondo, esplorando da dentro ogni singola traccia. “Under Grey Skies” non incide come dovrebbe vista la sua posizione nella tracklist, cosa che riesce invece alla successiva “Quagmire”, carica di pathos e con un riff iniziale molto orecchiabile.
Per l’intera durata del cd le influenze dei vari Fear Factory, Meshuggah, Dream Theater (chi ha osato dire Pantera?!) e, nel cantato, dei System of a Down, si fanno sentire a più non posso, miscelandosi tra loro. Agli Aneurysm va riconosciuta l’abilità di innovare e trovare spunti interessanti, nonostante il genere ne fornisca ben pochi. “Reflection”, come detto, mostra un Hansi Kursch in forma, ben supportato (eccellente il lavoro dietro le pelli di Marco Piran), ed inscena il pezzo più diretto del lavoro. Per trovare nuova verve bisogna arrivare a “Proud”, uno degli ultimi pezzi del disco nonché uno dei più interessanti per la sue evidente modernità in termini di riff. Una song che ci voleva per completare il lavoro.
In conclusione: se è vero che questo disco non passerà inosservato, ma neppure verrà ricordato tra qualche anno, è altrettanto probabile che un eventuale prossimo lavoro degli Aneurysm sarà la loro spada di Damocle. Le possibilità di realizzare qualcosa di davvero importante ci sono. La bravura tecnica è indiscutibile e l’impegno, per quel che si può giudicare da “Shades”, è elevato. Forza ragazzi. Sufficiente, perché suonate veramente bene. Ma si può fare molto, molto di più!
Recensione di Riccardo “Rik” Canato
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