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elenco recensioni

Elvenking - "The Scythe" (AFM Records/Audioglobe)

Line up:

Damnagoras – Vocals
Aydan – Guitars
Elyghen - Keyboards & Violin
Gorlan – Bass
Zender – Drums

Guest Player:
Mike Wead - Guitar Solo On “The Scythe” & 2nd Solo On “A Riddle Of Stars”
Laura De Luca - Female Vocals On “Romance And Wrath” & “Dominhate”
Jared Shackleford - Poetry Of Death
Mauro Bortolani – Piano
Isabella Tuni - The Lady With The Scythe On “Romance And Wrath”
Laura De Luca, Pauline Tacey, Claudio Coassin & Aydan Backing – Vocals
Claudio Coassin, Damnagoras, Aydan & Jarpen Scream – Growls

The String Quartet:
Eleonora Steffan – Violin
Valentina Mosca – Violin
Elyghen – Viola
Marco Balbinot – Cello
 

voto:

9
 

recensione

Non potete immaginare quanto abbia aspettato questo quarto lavoro degli italianissimi Elvenking! E l’attesa è stata ben ripagata! Dopo l’ottimo “Winter’s Wake” del 2006 il quintetto di Pordenone raggiunge il proprio apice e la propria maturità con questo nuovo lavoro dal titolo “The Scythe”.
Nella presentazione dell’AFM la proposta musicale della band veniva accostata a nomi quali In Flames, Blind Guardian e Skyclad… ed effettivamente così è stato: la svolta verso sonorità più pesanti e oscure è netta ma questo non ha però allontanato la band dal loro marchio di fabbrica, ossia quel power folk con ritornelli melodici – caratterizzati da cori - e facili da assimilare che li ha portati al successo in questi ultimi 10 anni!
Inoltre riescono a stare fuori dal gruppo di bands cloni che ultimamente stanno intasando la scena musicale internazionale. E’ incredibile come la band sia riuscita ad amalgamare al meglio le loro famose parti acustiche con sfuriate al limite del death melodico! Un ottimo lavoro supportato da una buona produzione, da arrangiamenti azzeccati (e migliori rispetto ai precedenti albums… altro segno di maturità!). L’esecuzione è perfetta, con una sezione ritmica granitica e precisa, con un lavoro alle chitarre di Aydan che supera se stesso e Damnagoras che sforna la migliore prestazione di sempre! Il tutto completato dai delicati passaggi di archi e le interessanti sperimentazioni quasi elettroniche (anche con parti di batteria campionata che normalmente mi avrebbero dato il ribrezzo qui invece sono usate con gusto e cognizione di causa) che danno al disco quel qualcosa in più.
Ancora due parole su Damnagoras la cui voce mi ha sempre affascinato e colpito: non è la classica checca power o l’urlatore indemoniato… ha una voce particolare, calda, melodica e triste che riesce a trasmettere emozioni e a conquistare l’ascoltatore, senza dimenticare il fatto che passa a parti in growl con estrema facilità (mi piacerebbe sentirlo in un gruppo death!!).
Ma passiamo al disco. La opener che è anche la title track è il miglior biglietto da visita che la band potesse sfoderare: potente, diretta e di impatto, ma con un ritornello catchy (è dalla prima volta che l’ho ascoltato che non se ne va via dalla mia testa!!) e un solo melodico nella seconda parte al limite dell’hard rock, forse uno fra i migliori che io abbia mai sentito per gusto e melodia…
Si passa quindi a “Lost will” che giustifica il paragone ai Blind Guardian sia nella strofa che nel coro del ritornello.
“Infection” è una mid tempo con un intro arabeggiante che si sposta subito a sonorità più vicine ai vecchi Elvenking ma con una strofa potente e anche qui un ritornello che rimane ben impresso e con un passaggio centrale molto vicino ai Dark Tranquillity di Projector, quelli delle prime sperimentazioni con tastiere ed elettronica, tanto per intenderci…
“Poison Tears” va invece al limite con il death melodico nelle strofe (molto “Only for the weak”) per poi aprirsi in un power trash di grande impatto.
Con “A ridde of Stars” and “Romance and wrath” (fra le più belle canzoni della band!!) torniamo alle sonorità dei precedenti dischi ma il tutto ha qualcosa di fresco, di nuovo, di potente e aggressivo… mamma mia che disco!
Arriviamo quindi a “The divided heart” che giustamente è stata scelta per il video essendo erede naturale di quella “The Winter’s wake” che, per il sottoscritto, ha dato la svolta alla band nel precedente disco… una pseudo ballad che si avvicina molto al gothic rock e al “love metal”, con delicati arrangiamenti di piano nelle strofe e un bridge alla Him che si apre in un ritornello degno di una hit! Forse la vera sorpresa del disco: certo non è niente di innovativo ma riesce a trasmettere sensazioni forti… questo è un disco che nella sua tristezza (il filo rosso dei testi è quello della morte…) riesce a dare qualcosa, a suscitare emozioni e a far piangere l’anima…
“Totentanz” è una canzone totalmente acustica - dove gli archi fanno da padrone - che fa “respirare” e rilassare l’ascoltatore e lo prepara alla successiva “Death and the Suffering”, una badilata in faccia che porta le sonorità verso confini estremi e che mi ricorda molto il nuovo corso seguito dagli Eldritch! Che botta, chissà on stage che killer song diventerà!
“Dominhate” ha il compito di chiudere questo lavoro; una canzone che racchiude tutte le influenze della band: inizio classico quasi maideniano (anche se sicuramente più potente), strofa acustica e apertura che rimane fra il death melodico e ancora la melodia maideniana per poi buttarsi sul power e nella seconda parte buttarsi nel death sia nella musica che nel cantato, per quasi arrivare a parti black. WPW!
Da segnalare inoltre l’ottimo uso di chitarre acustiche in tutto il pezzo come arricchimento.
Un disco eccezionale che vi consiglio caldamente: fatevi un favore e correte a comprarlo, ascoltate lo zio Rig… viva la musica italiana!!

Recensione di RIG

tracklist

  1. The Scythe
  2. Lost Hill of Memories
  3. Infection
  4. Poison Tears
  5. A Riddle of Stars
  6. Romance & Wrath
  7. The Divided Heart
  8. Totentanz
  9. Death and the Suffering
  10. Dominhate

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