I Raunchy fanno parte della categoria “nuovi arrivi in casa Nuclear Blast”, la quale comprende molti gruppi (si vedano Re:aktor, Mnemic ecc) difficili da definire come metal al primo ascolto. Formatisi in Danimarca nel 1994, approdano alla label nel 2002 e grazie al successo della riedizione del primo lavoro Velvet Noise si fanno conoscere anche al di fuori della terra natale. A questo si aggiunge una serie di concerti come supporto a gruppi del calibro di Whitering Surface e The Haunted, più la partecipazione al Summer Breeze nel 2002 e al Wacken Open Air nel 2003; con Confusion Bay il quintetto danese vorrebbe fare un passo avanti rispetto a Velvet Noise, grazie al potenziamento del lavoro di drumming e tastiere, per completare la maturazione del proprio personale stile, il “futuristic hybrid metal”.
E in effetti Confusion Bay vorrebbe essere una combinazione tra toni melodici e aggressivi, tra l’orecchiabile e il violento; la voce di Lars Vognstrup, però, è ottima per il cantato in stile nu-metal, ma non brilla nelle parti melodiche e mal si adatta a elementi thrash-death. L’impressione è quella del già sentito, le (poche) tracce che lasciano un segno nell’ascoltatore come “Join the scene”, “Show me your real darkness” e “Confusion Bay” sono tanto orecchiabili quanto poco originali, perché potrebbero benissimo trovarsi in un album dei Soilwork, degli Stampin’ Ground, dei Linkin’ Park…
Tuttavia, dato atto che il lavoro non brilla per originalità, i Raunchy regalano un album dai contenuti poco impegnativi, da ascoltare a cuor leggero, che sicuramente piacerà ai cultori del genere, e a coloro che non hanno pregiudizi nei confronti della sperimentazione.
Recensione di Tiziana Ferro
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